La rivoluzione russa: Le cause di una sconfitta (Italian Edition) by Emma Goldman

La rivoluzione russa: Le cause di una sconfitta (Italian Edition) by Emma Goldman

autore:Emma Goldman [Goldman, Emma]
La lingua: ita
Format: epub
editore: elliot
pubblicato: 2018-04-22T04:00:00+00:00


RICORDI DI KROPOTKIN

Uno di coloro che ero ansiosa di salutare al mio arrivo in Russia, nel gennaio del 1920, era Pëtr Alekseevič Kropotkin. Mi informai immediatamente su come poterlo raggiungere e seppi che mi sarei dovuta recare a Mosca perché Kropotkin viveva a Dmitrov, una cittadina a sessanta verste dalla capitale. In un paese come la Russia, devastato dalla guerra e dalla rivoluzione, dove lo Stato controllava ogni minimo spostamento, non si poteva viaggiare come si voleva. Perciò non mi restava che aspettare finché mi si fosse offerta un’occasione di andare a Mosca; il che per fortuna avvenne molto presto.

Nei primi di marzo alcuni comunisti di primo piano, fra cui Radek e Gor’kij, fecero un viaggio a Mosca e mi diedero un passaggio sulla loro auto. Una volta giuntavi cercai un modo per raggiungere Dmitrov. Ci fu un’ulteriore complicazione; seppi che era quasi impossibile arrivarvi per vie normali. In quei giorni imperversava una epidemia di tifo, tutte le stazioni ferroviarie pullulavano di gente che aspettava giorni e settimane un passaggio per andarsene. Si contendevano ogni centimetro di spazio sui treni, centinaia di disgraziati si pigiavano nei vagoni che avevano a malapena posto per cinquanta. Stremati di fame e stanchezza si aggrappavano anche ai tetti e ai predellini, incuranti del gelo polare e del pericolo di cadere giù. Non c’era viaggio in cui qualcuno non morisse di freddo o travolto dal treno.

Ero disperata; mi avevano detto che in quell’inverno Kropotkin si era seriamente ammalato e temevo che non avrebbe retto fino alla primavera. Non volli chiedere ufficialmente un’automobile, né potei decidermi a servirmi di un mezzo di trasporto regolare. Alla fine il caso mi venne di nuovo in aiuto.

L’editore del giornale londinese Daily Herald e un suo cronista erano arrivati a Mosca poco prima di me, anche loro con l’intenzione di vedere Kropotkin. Gli era stata messa a disposizione un’auto e così io, Aleksandr Berkman e A. Shapiro accompagnammo gli inglesi. Arrivammo a Dmitrov dopo un breve viaggio senza incidenti. Era una notte stellata e la campagna era nascosta da una spessissima coltre di neve. Lo scricchiolio dei nostri passi ruppe il silenzio della cittadina addormentata.

La villetta di Kropotkin dava su un giardino ed era distante dalla strada. La fioca luce di una lampada a petrolio rischiarava vagamente il sentiero che conduceva all’ingresso. Più tardi seppi che il petrolio scarseggiava in casa Kropotkin, per cui lo consumavano con parsimonia. Quando Kropotkin finiva di lavorare l’unica lampada in funzione veniva portata nel salotto dove la famiglia si riuniva di sera.

Sophie Kropotkin e sua figlia ci accolsero con cordialità e ci condussero nella stanza del grande vecchio.

Lo avevo visto l’ultima volta nel 1907 a Parigi, dopo il Congresso anarchico di Amsterdam. Allora Kropotkin, che aveva vissuto per anni in esilio, aveva avuto da poco il permesso di rientrare in Francia. Aveva a quei tempi circa 65 anni ma era esuberante e pieno di vitalità, tanto da sembrare molto più giovane. Era una grande forza ispiratrice per noi tutti che avevamo la fortuna di conoscerlo più da vicino.



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